Uscire dalla soggezione si può

Una cappa sembra aleggiare su molte scuole della Repubblica, vengono denunciate con frequenza alcune pesanti situazioni. Prima di tutto, l’aumento asfissiante di carichi di lavoro e di adempimenti di carattere burocratico, impegni che non vengono neppure retribuiti “perché la scuola non ha soldi” e che determinano la diffusione nella scuola del lavoro gratuito o del cottimo, cioè il pagamento forfettario di compiti e funzioni con somme che, divise per le ore impiegate, si trasformano spesso in compensi offensivi per la dignità dei colleghi.

A tale proposito amo ricordare ai colleghi che il lavoro gratuito non esiste nei paesi democratici, solo lo schiavo lavora gratis, l’uomo libero cede il proprio tempo al datore di lavoro con un preciso contratto che stabilisce il compenso per il tempo impegnato, impegni lavorativi che debbono essere certi.
Il tempo libero è un diritto sacrosanto di tutti e non può essere violato ad libitum del datore di lavoro.

L’altra situazione, denunciata con preoccupante frequenza, è l’abuso, da parte di alcuni dirigenti, del proprio potere, abuso che si estrinseca in negazioni di diritti contrattuali, in illecite interferenze nella didattica, in uso arbitrario del potere disciplinare.

In pratica l’attuazione dell’autonomia scolastica ha privato i docenti di qualsiasi possibilità di ricorso gerarchico per ripristinare il diritto leso (resta solo il costoso ricorso al giudice) e reso improbabili le sanzioni per il superiore che sbaglia o abusa del proprio ruolo.

Queste situazioni, unite alla retribuzione dei docenti, indegna per un paese civile sulla quale i governi di turno intervengono solo con proclami ed enunciazioni- a cui non seguono iniziative concrete-comportano il dovere di chi rappresenta la categoria di intervenire con costanza e serietà per modificare in meglio la situazione.
 
Non si tratta di una lotta contro i mulini a vento, né di proclami urlati, né di esibizioni rumorose e parolaie ma di elementi di fatto, risultati concreti che passo dopo passo cominciano a tracciare una realtà che lentamente ma sistematicamente rivela cambiamenti positivi.
 
La perseveranza della Gilda ha consentito di ottenere diversi risultati positivi nei mesi scorsi:
- L’abolizione di ambiti e chiamata diretta per via contrattuale, anche se siamo sempre in attesa della promessa abrogazione parlamentare.
- La riduzione delle ore di Alternanza scuola lavoro.
- L’eliminazione della scelta delle buste per gli esami di stato, con connessa burocrazia.
- La reintroduzione della traccia di storia nelle prove scritte per la Maturità.
- La recente pronuncia della Corte di Cassazione che ha rimosso il potere di sospensione dei Dirigenti scolastici nei confronti dei docenti.
- Un contratto sulla formazione che ribadisce la centralità del Collegio dei docenti
 
Un grande risultato, per ora sul piano culturale, ma che stabilisce un punto fermo e che consiste nella condivisione in un documento ufficiale, sottoscritto dai cinque maggiori sindacati rappresentativi,   in cui si afferma la necessità di istituire un organismo nazionale che tuteli e garantisca la libertà di insegnamento.
 
Si tratta di un fatto importante perché per ottenere risultati concreti, in democrazia, bisogna convincere gli altri della bontà delle proprie idee e quindi la convergenza di tutti, non più solo della Gilda, rende più vicina la possibilità di realizzazione di un nostro importante progetto, teso a ridare dignità alla funzione docente.
 
Tutti questi elementi, enumerati e proposti all’ attenzione dei docenti, dimostrano che uscire dalla soggezione si può. Basta impegnarsi e volerlo. La Gilda, associazione professionale e sindacato, continua a lavorare con determinazione per salvaguardare quei principi costituzionali che hanno fondato l’ istituzione scuola. Continua a rispettare il mandato di coloro che le hanno dato fiducia. La cappa che pesa sulla scuola può essere frantumata ritrovando la fiducia nell’ impegno personale e sindacale.